La bulimia nervosa è un disturbo alimentare caratterizzato da “un ciclo di abbuffate e comportamenti compensatori come il vomito indotto, volto all’annullamento o alla compensazione degli effetti dell’abbuffata”.
Secondo la National Eating Disorders Collaboration, le due caratteristiche chiave di un episodio di abbuffata comprendono, “consumare una quantità elevata di cibo in un periodo di tempo relativamente breve e sentire una sensazione di perdita di controllo mentre si mangia”. Un individuo affetto da bulimia nervosa avverte spesso un senso di colpa estremo a seguito di un episodio di abbuffata, che porta a commettere azioni compensative non salutari. Tuttavia, nel puzzle delle abbuffate descritto finora manca un pezzo fondamentale.
Un Elemento Fondamentale
Si potrebbe dire che esiste un elemento chiave, spesso trascurato, che contribuisce a ripetere il ciclo di abbuffate e svuotamento. La fame fisica effettiva o la privazione, o la minaccia di privazione, è una delle componenti principali che alimenta questo ciclo pericoloso.
La dieta e la restrizione alimentare spesso conducono inevitabilmente all’abbuffata o all’abbuffata emotiva. Da un punto di vista evolutivo, ha senso che la fame o la minaccia di fame futura possa indurci istintivamente ad abbuffarci di cibo.
Il nostro corpo si è evoluto in un ambiente in cui il cibo era relativamente scarso. Per sopravvivere in un ambiente di questo tipo, il nostro corpo doveva dare priorità al consumo di cibo rispetto ad altre attività.
È un comportamento che ha garantito la sopravvivenza della nostra specie. L’abbuffata non era una semplice mancanza di volontà, ma una risposta del corpo perfettamente normale e sana alla fame.
Inoltre, uno studio innovativo sugli effetti della fame fisica, condotto nel 1944, ha consentito di dimostrare che “molti dei sintomi che potrebbero essere stati ritenuti specifici dell’anoressia nervosa e della bulimia nervosa sono in realtà il risultato della fame”. Questi non si limitano al cibo e al peso, ma si applicano praticamente a tutti i settori del funzionamento psicologico e sociale”.
Il Minnesota Starvation Study e gli effetti della restrizione alimentare
Il Minnesota Starvation Study ha interessato un campione di 36 uomini giovani, sani, il cui apporto calorico è stato limitato per un periodo di 6 mesi. “Più di 100 uomini si sono offerti volontari per lo studio in alternativa al servizio militare; i 36 soggetti scelti presentavano i massimi livelli di salute fisica e psicologica”.
“Durante i primi 3 mesi dell’esperimento di semi-digiuno, i volontari si sono nutriti normalmente, mentre il loro comportamento, la loro personalità e i loro modelli alimentari sono stati studiati in dettaglio. Durante i 6 mesi successivi, agli uomini le porzioni di cibo consumate sono state limitate a circa la metà di quelle consumate in precedenza. Questo seguito da 3 mesi di riabilitazione, durante i quali gli uomini sono stati gradualmente nutriti nuovamente”.
È interessante notare che molti dei sintomi che sono associati ai disturbi alimentari clinici sono diventati evidenti negli uomini che hanno partecipato allo studio. Molti degli uomini che hanno partecipato allo studio sono diventati ossessionati dal cibo, hanno raccolto ricette, hanno ammassato utensili da cucina, hanno sognato il cibo ad occhi aperti e si sono cimentati in strani rituali alimentari.
Inoltre, “Nonostante lo scarso interesse per le questioni culinarie prima dell’esperimento, quasi il 40% degli uomini ha indicato che la cucina faceva parte dei loro progetti post esperimento. Per alcuni, il fascino era così forte che dopo l’esperimento hanno cambiato professione; tre sono diventati chef e uno si è dedicato all’agricoltura”.
“Durante la fase di dieta rigorosa dell’esperimento, tutti i volontari hanno registrato un aumento della fame. Alcuni sono sembrati in grado di tollerare abbastanza bene l’esperienza, mentre ad altri ha creato forti preoccupazioni e ha portato a un completo crollo del controllo”.
Alcuni uomini hanno infranto le regole dello studio e si sono abbuffati di grandi quantità di cibo. Un partecipante allo studio si è abbuffato e svuotato. Inoltre, gli uomini hanno vissuto cambiamenti psicologici, come una diminuzione del desiderio sessuale e un aumento della depressione e dell’ansia.
Il Minnesota Starvation Study aiuta a spiegare alcuni dei sintomi comportamentali e cognitivi che gli individui affetti da bulimia nervosa possono riscontrare come risultato diretto dei loro tentativi di limitare il cibo.
E la Deprivazione Emotiva?
Gli individui affetti da bulimia nervosa spesso si sentono colpevoli e si vergognano a seguito di un’abbuffata e questo può indurli a limitare il cibo, continuando così il ciclo di abbuffate/svuotamento. Anche se la persona non limita fisicamente il cibo, può limitarsi emotivamente.
La privazione emotiva è il principio che consiste nel permettere a se stessi di mangiare un determinato cibo, pur continuando a provare vergogna e senso di colpa per le proprie scelte alimentari. La privazione emotiva può alimentare il ciclo abbuffata/svuotamento, poiché spesso il pensiero alla base è: “Lo mangio adesso, ma non mi permetterò di mangiarlo domani”. Questa mentalità può scatenare l’abbuffata, in quanto è la minaccia percepita della fame o della privazione.
Se stai lottando contro la bulimia, è fondamentale che tu prenda in considerazione la possibilità di cercare un trattamento professionale come aiuto. Può aiutarti a sfidare le tue regole alimentari ed il pensiero “tutto o niente” nei confronti del cibo, il che può aiutarti a smettere di intraprendere il ciclo abbuffata/svuotamento.
È particolarmente utile cercare professionisti che utilizzino un approccio alla salute ad ogni livello e che conoscano il concetto di alimentazione intuitiva.
Un professionista autorizzato può anche aiutarti a studiare le emozioni di fondo e i fattori di stress che potrebbero contribuire a sfruttare le tue capacità di affrontare il problema in modo disadattivo. È probabile che ti abbuffi e ti purghi perché stai cercando di aiutare te stesso a sentirti meglio.
Tuttavia, questa strategia è dannosa per il tuo benessere emotivo e fisico e non fa nulla per risolvere i problemi di fondo. È importante tenere presente che non stai scegliendo di sentirti e di comportarti in questo modo. Nessuno sceglierebbe di avere un disturbo alimentare, proprio per queesto non è mai troppo tardi per scegliere di impegnarsi per la guarigione.
Fonti:
- Keys, A., Brozek, J., Henschel, A., Mickelsen, O., & Taylor, H. L., The Biology of Human Starvation (2 volumes), University of Minnesota Press, 1950.
- Todd Tucker, The Great Starvation Experiment: The Heroic Men Who Starved so That Millions Could Live, Free Press, A Division of Simon & Schuster, Inc., New York, New York, ISBN 978-0-7432-7030-4, 2006.
- Leah M. Kalm and Richard D. Semba, “They starved so that others can be fed better: Remembering Ancel Keys and the Minnesota Experiment,” Journal of Nutrition, Vol. 135, June 2005, 1347–1352.
- J. A. Palesty and S. J. Dudrick, “The Goldilocks Paradigm of Starvation and Refeeding,” Nutrition in Clinical Practice, April 1, 2006; 21(2): 147 – 154.
- Handbook for the Treatment of Eating Disorders, D.M. Gardner and P.E. Garfinkel (editors), Gilford Press, New York, N.Y., 1997.
- eatingdisordershope.com
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