Le persone che si identificano nel gruppo LGBTQ+ sono soggette a fattori di stress unici che possono essere causa dello sviluppo di un disturbo alimentare. Sebbene debba essere condotta ancora molta ricerca sulle relazioni tra sessualità, identità di genere, fisico e disturbi alimentari, sappiamo che i disturbi alimentari hanno un impatto significativo su alcuni segmenti della comunità LGBTQ+.
FATTORI DI RISCHIO
Gli individui LGBTQ+ affrontano sfide uniche che possono esporli ad un rischio maggiore di sviluppare un disordine alimentare. La ricerca evidenzia che, a partire dai 12 anni, gli adolescenti gay, lesbiche e bisessuali presentano un rischio maggiore di presentare alimentazione eccessiva ed eliminazione rispetto ai coetanei eterosessuali.
I potenziali fattori che possono avere un ruolo nello sviluppo di un disturbo alimentare possono includere
- Paura del rifiuto o esperienza di rifiuto da parte di amici, famiglia e colleghi di lavoro
- Messaggi/convinzioni negativi interiorizzati riguardo se stessi a causa dell’orientamento sessuale, espressioni di genere non normativo o identità transgender
- Esperienze di violenza e disturbi da stress post-traumatico (PTSD), che la ricerca ha confermato che aumentano notevolmente la vulnerabilità rispetto ad un disturbo alimentare
- Discriminazione a causa del proprio orientamento sessuale e/o identità di genere
- Essere vittima di bullismo a causa del proprio orientamento sessuale e/o identità di genere
- Discordanza tra il proprio sesso biologico e l’identità di genere
- Incapacità di soddisfare gli ideali del fisico ideale in alcuni contesti culturali LGBTQ+
I giovani LGBTQ+ corrono anche maggiori rischi di rimanere senza casa o in ambienti domestici non sicuri:
- Fino al 42% dei giovani senzatetto si identificano come LGBTQ+.
- Il 33% dei giovani senza fissa dimora o seguiti dai servizi sociali ha subito un’aggressione violenta dopo aver fatto coming out
BARRIERE AL SUPPORTO E AL TRATTAMENTO
Gli individui LGBTQ+, oltre a subire fattori unici, possono anche dover affrontare delle difficoltà per accedere al trattamento e al supporto. Gli ostacoli comuni sono: la mancanza di un trattamento culturalmente competente, che affronti la complessità dei problemi unici di sessualità e identità di genere, la mancanza di sostegno da parte della famiglia e degli amici, e l’insufficiente informazione sui disturbi alimentari tra chi fornisce le risorse LGBTQ+ che sono nella posizione di individuarli e intervenire.
L’emergere di centri giovanili LGBTQ+, alleanze gay-etero, centri comunitari LGBTQ+ e risorse di assistenza sanitaria LGBTQ+ hanno creato spazi più sicuri dove accedere al supporto e alle cure di salute mentale. Tuttavia, molte persone LGBTQ+ continuano a rimanere isolate nelle comunità che non offrono questi servizi/programmi.
RICERCA SUGLI INDIVIDUI LGBTQ+ E I DISTURBI ALIMENTARI
La ricerca continua ad essere limitata relativamente ai disturbi alimentari tra le popolazioni LGBTQ+. Le ricerche effettuate mostrano che:
- In uno studio, i ragazzi gay e bisessuali hanno riferito di essere significativamente più propensi ad aver digiunato, vomitato o assunto lassativi o pillole dietetiche per controllare il loro peso negli ultimi 30 giorni.
- Si ritiene che i maschi gay rappresentino solo il 5% della popolazione maschile totale ma tra i maschi che soffrono di disturbi alimentari, il 42% si identifica come gay.
- I maschi gay erano sette volte più propensi a riferire di essersi abbuffati e 12 volte più propensi a riferire di aver praticato l’eliminazione rispetto ai maschi eterosessuali.
- Rispetto agli uomini eterosessuali, gli uomini gay e bisessuali hanno presentato percentuali significativamente più alte di bulimia, bulimia subclinica e qualsiasi disturbo alimentare subclinico.
- Le femmine che si identificano come lesbiche, bisessuali o per lo più eterosessuali avevano circa il doppio delle probabilità di dichiarare di aver avuto episodi di alimentazione incontrollata almeno una volta al mese nell’ultimo anno.
- Tassi elevati di alimentazione incontrollata ed eliminazione con vomito o abuso di lassativi sono stati trovati per le persone che si identificano come gay, lesbiche, bisessuali o “per lo più eterosessuali” rispetto ai loro coetanei eterosessuali.
- Gli LGB neri e latini presentano una prevalenza di disturbi alimentari almeno pari a quella degli LGB bianchi.
- Un senso di connessione alla comunità gay era correlato a un livello inferiore di disturbi alimentari attuali, il che suggerisce che sentirsi parte della comunità gay può avere un effetto protettivo contro i disturbi alimentari.
Tradotto da neda.org
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