Fame emotiva: ascoltarla o no?

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Rispondere o no alla chiamata della fame emotiva? 🍽💭 Scopriamo insieme come può diventare un segnale prezioso per esplorare le nostre emozioni. Non sempre è il nemico, a volte è un messaggero.

♬ suono originale – Centro DCA

La fame emotiva non è necessariamente una cosa negativa. Assolutamente no. Siamo abituati a utilizzare il cibo come strumento di conforto fin dalla fase dell’allattamento, che rappresenta non solo un momento di nutrimento, ma anche di vicinanza e regolazione delle emozioni. Si instaura così un’intensa sintonizzazione tra madre e bambino. Di conseguenza, siamo abituati ad associare la fame e il cibo con le emozioni. Questa associazione si riflette anche nel linguaggio quotidiano; per esempio, definiamo una persona particolarmente amorevole come “dolce”, o una persona antipatica come “acida”. Inoltre, alcuni cibi sono connessi con ricordi ed esperienze piacevoli, un fatto ben noto agli studenti fuori sede quando ricevono un pacco da casa.

Tuttavia, la domanda che sorge spontanea è: perché siamo così abituati a demonizzare la fame emotiva? La ragione principale risiede nel fatto che viviamo in una cultura che valorizza molto le diete e le restrizioni alimentari. Uno studio recente ha dimostrato che le persone che si auto-diagnosticano una fame emotiva sono quelle che più frequentemente hanno seguito una dieta nel corso della loro vita (Inserire qui riferimento bibliografico). Infatti, non è la fame emotiva in sé a essere dannosa, ma piuttosto il giudizio che portiamo su di essa. La situazione diventa problematica quando il cibo diventa l’unico strumento a nostra disposizione per gestire e regolare le emozioni.

Quindi, al contrario di coloro che promuovono corsi per eliminare la fame emotiva, dovremmo imparare a rispettare questa caratteristica come un aspetto normale dell’essere umano.

Inoltre, è importante riconoscere l’ampia varietà di ruoli che il cibo può svolgere nelle nostre vite. Sì, il cibo è un combustibile necessario per il nostro corpo, ma è anche una fonte di piacere, un mezzo per esprimere l’amore e la cura per gli altri, un legame con il nostro patrimonio culturale e un modo per celebrare occasioni speciali. Non dobbiamo dimenticare che il cibo può avere tutte queste funzioni positive e significative nella nostra vita (Tribole & Resch, 2012).

L’obiettivo non dovrebbe essere quello di eliminare la fame emotiva, ma piuttosto di trovare un equilibrio nel modo in cui interagiamo con il cibo. Ciò potrebbe significare imparare a gestire le emozioni in modi che non coinvolgono il cibo, così come concedersi di godere il cibo senza sensi di colpa o vergogna. Quando abbiamo un ampio repertorio di strategie per affrontare le emozioni, il cibo può ritornare a essere quello che dovrebbe essere: una fonte di nutrimento e di piacere

Riferimenti bibliografici

  1. Intuitive Eating: A Revolutionary Program That Works” di Tribole, E., & Resch, E. (2012). St. Martin’s Griffin.

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